Con questo impressionante manifesto, motto, immagine e intenzione già da un po’ di tempo nella città di Algeciras si poneva in evidenza la Giornata Internazionale delle Persone Senza Dimora. Ora la verità è che non solo non siamo migliorati, ma la situazione di queste persone e dell’abitazione in generale si è aggravata.
Vogliamo lanciare un appello in questo mese di novembre che iniziamo, con una riflessione-preghiera su di loro. Celebriamo il Bicentenario della Famiglia Vedruna e seguendo lo spirito della nostra fondatrice Joaquina de Vedruna, che ci invitò ad «abbracciare le necessità di tutti i popoli a gloria di Dio e per il bene del prossimo», ci uniamo per fermarci a pregare, davanti a una realtà che grida: Le persone senza fissa dimora e senza un’abitazione dignitosa.
La necessità di un’abitazione dignitosa si esprime in poesie che mettono a confronto la precarietà, la durezza della vita, con il desiderio di un focolare, l’assenza di un rifugio e la voglia di uno spazio personale sicuro e tranquillo. Le poesie sottolineano che la casa è più di una struttura; è un luogo di pace, sicurezza, appartenenza ed espressione individuale, uno spazio che la poesia descrive come un rifugio di fronte all’ostilità del mondo.
Una poesia: Non ho una casa di Miriam Reyes (Da Espejo negro. 2001)
Non ho una casa a cui tornare
né speranza a cui aggrapparmi
per questo cammino.
Le case crollano al mio passaggio
la terra è un tappeto di macerie.
Mi fermo ad ammirare la bellezza delle pale meccaniche
i movimenti delle escavatrici mi fanno rabbrividire di desiderio.
Di notte le osservo:
i profili immobili delle pale
che riposano sul cielo blu cobalto
accanto alla luna di luce perlata
sono ancora più belli delle braccia degli uomini che le manovrano
e le escavatrici
con le loro enormi bocche aperte e piene ancora
di terra e macerie
sembrano enormi animali morti.
I miei genitori mi hanno insegnato a non avere mai nulla.
Loro mi hanno insegnato a non tornare mai a casa
a non dire mai questa casa è mia
qui rimango io
in questo luogo che amo.
Chiudo la porta e non ho bisogno di guardare indietro per sapere
che la casa non esiste più.
In nessun posto senza parlare con nessuno sono
ma se ci incrociamo
posso insegnarti a camminare sorridendo sopra la desolazione.
Poesia: Casa di- Elaine Andres (2010)
La casa è un luogo di accoglienza!
Un luogo dove mi ricevono senza giudicare
proprio come sono. Dove sono amato
senza alcun bisogno di essere diverso.
Un luogo dove confido di trovare il mio destino
e nel mio tempo creare il mio cammino.
La casa è uno spazio del cuore,
un luogo dove mi conoscono,
un luogo dove si rispetta la mia vulnerabilità
e abbondano amore, compassione e sostegno.
La casa è un luogo di riposo,
un luogo di silenzio, quiete e solitudine,
un luogo dove vado
per ascoltare le parole della mia anima,
dove il dono del Benedetto Ascolto è praticato.
Un luogo dove la mia voce è ascoltata
e la mia verità viene riconosciuta.
La casa è un luogo di cura,
dove si curano le ferite
e si fornisce supporto.
Un luogo dove sono sostenuto con attenzione
con onore
e rispetto mentre guarisco.
La casa è un luogo di connessione con l’energia universale,
un luogo di luce che condivido con gli altri.
un luogo di apprendimento,
dove approfondire la mia connessione col Sistema che pratico.
Un luogo dove si ponderano le domande
e avvengono discussioni
in modo aperto e rispettoso.
Un luogo dove si promuove la libertà
mentre penetro più in profondità nel Mistero della mia Vita.
La casa è un luogo di servizio
dove il dono che sono io viene nominato,
accolto e celebrato.
Un luogo dove mi invitano a offrire
tutto ciò che sono
e tutto ciò in cui sto diventando.
La casa è un luogo che mi chiama a tornare.
Un esempio delle esperienze di queste persone possiamo trovarlo, (tra i molti altri, purtroppo), nel Campo Dignità, che è la casa di 19 delle oltre 800 persone senzatetto che vivono a Siviglia: sfrattati, disoccupati, stranieri, malati e un poeta, Manuel, che recita a coloro che si fermano a parlare con lui questa poesia autobiografica:
“Voce nasce dalla terra e dall’acqua.
L’argilla è sempre stata il mio più fedele consigliere
e ora che mi negano anche l’acqua,
l’anima mia è impegnata a trovare umidità in ogni lacrima.
Ho imparato a santificare il pianto.
Ma mi hanno anche insegnato
che la risata e il sorriso fanno parlare anche le pietre.
Se volete sapere della mia trama…
Chiedete al mare, poiché possiede la mia pelle, la mia anima e la mia sostanza.
Se il mare, grande professionista e fedele compagno,
è occupato in altri affari e non può rispondere…
Ricorrete al vento, che, fin dal primo giorno della Genesi,
si è unito al mare nella sua perfezione
e ancora non gli è stato infedele.
Se nemmeno il vento vi risponde,
allora gridatemi, perché starò morendo”.
Salmo per l’abitazione dignitosa
Ascolta, oh Dio, la voce di chi grida senza dimora, e presta attenzione alla supplica di chi non ha un tetto sicuro, poiché il mio cuore ti cerca, la mia anima nell’aria aperta svanisce.
Tu, che nel deserto fosti per il tuo popolo un rifugio di nube e fuoco, dona anche a tua figlia e a tuo figlio una dimora stabile. Tu, che nel seno materno creasti la mia anima, non lasciare che il mio corpo resti abbandonato.
La mia forza è in te, e nella tua promessa che nessuno sarà dimenticato. Confido che il mio grido non salga a te invano.
Apri, oh Signore, la via affinché la mia famiglia e io troviamo un luogo sicuro. Apri le porte della provvidenza per chi cerca una casa. Fai giustizia all’afflitto e all’abbandonato, e allontana l’oppressione da chi non può difendersi.
Che non siamo schiavi dell’usura, né prigionieri del bisogno, ma che possiamo vivere in libertà e pace nella casa che tu ci darai.
Che la terra che hai creato sia per tutte le persone un luogo abitabile, e che in essa regnino giustizia, verità, bontà e bellezza.
Allora ti loderò dalla mia nuova casa, con canti di gioia e un cuore grato. E la mia casa sarà la tua casa, una dimora per la tua pace, e una casa di porte aperte per ogni persona che ne ha bisogno.
Tu sei il mio rifugio, la mia forza, mio Dio, in cui confido. In te riposa la mia speranza, perché tu sei fedele e custodisci la tua promessa. Amen.
Canto: “Apri le mie porte” di Ain Karem (Fuoco e abbraccio- 2019)
APRI, APRI SENZA PAURA, APRI LE MIE PORTE, SIGNORE. ENTRA NELLA MIA CASA, LA TAVOLA È IMBANDITA, MANCANO SOLO IL TUO VINO E IL TUO PANE.

Santuario Nuestra Señora del Saliente. (Almería). Fotografía: Mercedes Álvarez
Le tue ferite e le mie, condivise, diventano vita sulla tavola dell’Amore dove tutte le lingue si comprendono, dove la differenza diventa dono, dove ogni patria diventa Regno e non allontana una bandiera né un colore.
Quando riempi la nostra casa con la tua presenza e la tua amicizia cadono i muri che la paura ha eretto. La tua Parola ci invita a uscire sui sentieri, tu liberi e apri il nostro cuore; e lo straniero diventa un fratello che ci accoglie con pazienza e compassione.